Le Alghe la chiave per la bonifica di Fukushima
Mentre dall’impianto di Fukushima circa 15.000 tonnellate di acqua radioattiva rischiano di riversarsi nell’Oceano Pacifico, da un’alga potrebbe arrivare un nuovo sistema per rimuovere scorie radioattive dall’ambiente.
Gli scienziati della Northwestern University (Usa) e dell’Argonne National Laboratory hanno infatti condotto uno studio sull’ alga Closterium moniliferum, rivelatasi capace di rimuovere lo stronzio – e il suo isotopo radioattivo, lo stronzio 90 – dall’acqua.
Insieme al suo gruppo di ricerca, infatti, Krejci ha mostrato che oltre alla sua forma curiosa, di spicchio di luna crescente, questo microrganismo ha una proprietà molto interessante: è in grado di rimuovere lo stronzio – compreso il suo isotopo radioattivo, lo stronzio 90, che è uno dei residui dei reattori nucleari – dall’acqua, depositandolo in cristalli all’interno di particolari strutture cellulari chiamate vacuoli.
Lo stronzio ha un’emivita di circa 30 anni ed è capace di infiltrarsi nel latte, nelle ossa, nel midollo osseo, nel sangue e in altri tessuti dove la radiazione emessa può avere azione cancerogena. Questo elemento è molto simile in proprietà e dimensioni al calcio (normalmente presente nei rifiuti dei reattori in quantità fino a dieci miliardi più alte rispetto allo stronzio) rendendo difficile durante i processi biologici separare i due elementi e sequestrare uno o l’altro selettivamente. E qui entra in gioco l’alga Closterium moniliferum.
Secondo quando raccontato nella ricerca statunitense, l’alga raccoglie al suo interno preferibilmente atomi di un altro elemento chimico, il bario. Tuttavia lo stronzio, in quanto a dimensioni e proprietà, è una perfetta via di mezzo tra calcio e bario e viene quindi cristallizzato dall’alga tanto bene quanto quest’ultimo. Cosa che invece non avviene con il calcio che, sebbene più presente, è abbastanza differente rispetto al bario, tanto da non suscitare l’interesse del C. moniliferum.
La funzione dei cristalli all’interno del microrganismo non è ancora chiara e la loro formazione sembra essere la conseguenza di un’alta concentrazione di soluzioni contenenti solfati nei vacuoli. In queste soluzioni, infatti, bario e stronzio non sono solubili e quindi precipitano sottoforma di cristalli.
Gli scienziati stanno pensando dunque a un sistema per potenziare l’azione delle alghe e aumentare al massimo l’effetto cattura-scoria. Ma la nuova conoscenza potrebbe essere utile anche a progettare un sistema che imiti il metodo utilizzato dalle alghe.
I risultati sono stati pubblicati su:
CHEMSUSCHEM
Selective Sequestration of Strontium in Desmid Green Algae by Biogenic Co-precipitation with Barite
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