Il meraviglioso mondo delle Diatomee

Immagine tratta da: www.scienceray.com

Le Diatomee sono vere e proprie opere d’arte. La natura ci offre un’immensa varietà di forme visibili e invisibili che sfuggono al nostro occhio, affascinanti e misteriose, in continuo movimento ed evoluzione. Molti artisti contemporanei si sono ispirati alle forme naturali, soprattutto dopo l’invenzione del microscopio che ha rivelato mondi infinitamente piccoli e decisamente suggestivi per forme e colori: diatomee, peridinee, protozoi, muffe, bacilli, radiolari… I microrganismi, oltre ad avere un interesse scientifico, sono diventati fonte d’ispirazione per composizioni multicolori. Queste forme invisibili sono state utilizzate in modo visibile, sono state accostate, moltiplicate, ingrandite, rovesciate, composte con altri elementi del linguaggio visuale in modo tale da perdere la loro reale connotazione e diventare un’opera d’arte astratta.

Science e la National Science Foundation (NSF) hanno premiato la migliore foto nella competizione internazionale «Science and Engineering Visualization Challenge 2008». Mario De Stefano, del Dipartimentio Scienze Ambientali alla Seconda Università di Napoli.

Immagine tratta da: http://paleonews.wordpress.com

 

 

 

 

 

 

 

 

Lo scatto col microscopio elettronico a scansione mostra delle Licmophora ehrenbergii, una specie marina presente nel Mediterraneo. Le sue cellule (verdi) triangolari raggiungono i 30 micrometri, ovvero quasi esattamente un milionesimo di metro. Per i ricercatori si sono rilevati dei materiali naturali ottimali per applicazioni nel campo della micro e nano fotonica. Le strutture colorate di marrone sono invece dell’idrozoo Eudendrium racemosum, caraterizzato dalla sua forma di polipo.

Cosa sono le Diatomee

Le Diatomee sono Protisti, ad affinità vegetale. Sono note dal Cretaceo inferiore. Sono organismi unicellulari con uno scheletro di silice e popolano tutti gli ambienti acquatici. Le dimensioni sono comprese tra 10 e 200 µm. Assieme ai radiolari, le Diatomee sono l’altro gruppo principale di plancton siliceo. Ne sono state descritte circa 100 mila specie, sia fossili che recenti, ma potrebbero esisterne il doppio. Tanto piccole (in un cucchiaino possono starcene 25 milioni) quanto diverse l’una dall’altra, producono almeno un quarto dell’ossigeno che tutti respiriamo.

Immagine tratta da: http://scienceray.com

Da vive, offrono nutrimento ad animali minuscoli (come i protozoi) e giganteschi (le balene); quando muoiono si posano sui fondali, dove il loro citoplasma ricco di oli viene sepolto ed infine si trasforma in petrolio. Le Diatomee sono sia platoniche (phytoplancton) che bentoniche e popolano tutti gli ambienti acquatici (acque dolci, salmastre e marine). Alcune specie hanno adottato uno stile di vita quasi coloniale ma sono capaci di vivere singolarmente. Le Diatomee sono alghe unicellulari microscopiche con una parete cellulare silicizzata a formare una specie di guscio chiamato frustolo. Esso è costituito da valve che si sovrappongono chiudendosi l’una nell’altra come in una piccola scatola con coperchio. Le valve sono finemente perforate (vedi immagine a sx).

Sulla base della simmetria del frustolo, le Diatomee sono state suddivise in due gruppi: Centrales: simmetria raggiata, in veduta superiore presentano un profilo circolare, triangolare o quadrato. Sono tutte platoniche ed in prevalenza marine. Pennales: simmetria bilaterale, allungate, in veduta superiore possono apparire sia ellittiche che rettangolari. Perforazioni e strutture scheletriche sono disposte ad angolo retto rispetto ad una linea mediana delle valve. Sono prevalentemente bentoniche e sono presenti in acque salmatre e marine di bassa profondità.

Immagini tratte da: http://scienceray.com

Le Diatomee sono ristrette alle acque superficiali (meno di 100 m) per poter ricevere i raggi luminosi ed attuare la fotosintesi. Costituiscono una parte importantissima della catena alimentare nel regno marino. Sono presenti anche in acque polari, dove le temperature rigide impediscono invece lo sviluppo di fitoplancton. Sono pure presenti nei terreni, nel ghiaccio e pure attaccate alle rocce nelle zone bagnate da spruzzi.

La documentazione fossile delle Diatomee è ancora largamente incompleta a causa della dissoluzione e dei fattori tafonomici. Le più antiche Diatomee risalgono al Giurassico Inf., ma i ritrovamenti sono molto rari fino al Cretaceo Sup., quando sono documentate forme di Centrales.

Quando le condizioni ambientali ne hanno consentito il proliferare, abbondanti accumuli di Diatomee, depositandosi sul fondo marino, hanno dato origine a rocce friabili, dette diatomiti. Data l’elevata porosità, le diatomiti (note anche con il nome di farina fossile o trioli) vengono usate insieme alla nitroglicerina nella produzione di dinamite. Per la durezza e le esigue dimensioni degli elementi silicei che le compongono sono anche utilizzate come abrasivi (nei dentifrici) o filtratore (nelle piscine).

Queste stupende immagini mostrano scenari di un mondo piccolo ma affascinante, il mondo visibile con foto ad alto ingrandimento le quali ci fanno scoprire paesaggi insospettabili e nuove meraviglie della Natura.

Diatoms Gallery

 Le immagini Diatoms Gallerysono tratte da: www.telegraph.co.uk; www.focus.it; www.scientificamerican.com; www.sciencephoto.com; www.astrographics.com;

Propongo un video molto particolare sulle Diatomee che vorrei presentare con le parole di questa poesia:

Tutte le mattine del mondo sono senza ritorno.

Tutte le mattine del mondo sono il primo mattino.

E c’è forse nell’oblio una forma di gioia.

Di eterno inizio.

Di eterna inquietudine e di eterna meraviglia.

Di eterno ritorno all’origine. Di eterna creazione.

Ogni creazione è origine.

E l’oblio è al cuore della creazione. Pascal Quinard

Bibliografia: Prof. Carlo Corradini Univerità di Cagliari

3 pensieri riguardo “Il meraviglioso mondo delle Diatomee

  1. Luigia ha detto:

    questa poesia dov’è contenuta?

  2. fabio ha detto:

    wow!

  3. marco brenni ha detto:

    È strano che di organismi così importanti per la nostra vita non se ne parli affatto: io le ho scoperte solo di recente da un documentario americano Netflix. Bisognerebbe divulgare di più in merito. Grazie! Marco Brenni, Lugano

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